il Gioco

Si gioca con un mazzo di 40 carte nei valori dei semi italiani spade-coppe-bastoni-denari. Lo scopone si differenzia dalla scopa perché:
si gioca esclusivamente in quattro a coppie di due, o di rado tutti contro tutti;
invece di distribuire tre carte alla volta come a scopa, nello scopone ci sono due modi di distribuire le carte: Scopone "normale": si distribuiscono nove carte a testa e quattro se ne mettono sul tavolo come a scopa; Scopone "scientifico": si distribuiscono dieci carte a testa senza mettere carte sul tavolo.
se nello scopone "normale", fra le quattro carte iniziali sul tavolo, ci sono tre o quattro Re (valore 10), essendo praticamente impossibile fare "scopa", cioè non essendo possibile non lasciare rimanenze di carte sul tavolo, si torna a mescolare e si fa una nuova distribuzione di carte; lo scopone "scientifico" invece rende la cosa più impegnativa poiché non ci sono le carte sul tavolo;
i giocatori possono arricchire il gioco stabilendo tre gradi di vittoria, come nel tresette.

Invece, come nel gioco della scopa, "in fine di giuoco con l'ultima presa non si può fare scopa".

Il fatto di non redistribuire le carte in continuazione obbliga il giocatore a sforzare maggiormente la memoria per ricordarsi quali carte dovrebbe possedere l'avversario. A differenza della scopa, la dinamica del gioco permette non di rado che una delle due parti si trovi avvantaggiata per lunghe fasi della partita, realizzando delle prese mentre l'altra cala in continuazione. Non si tratta di situazioni necessariamente fortuite; spesso è una buona tecnica di gioco a favorirle. Sempre riguardo alla strategia del gioco, secondo mons. Chitarrella, nello scopone vige la seguente «regola fondamentale»: il mazziere e il suo compagno devono cercare di mantenere pari le carte dello stesso valore («parigliare»), gli avversari, al contrario, «sparigliare». Si spariglia realizzando una presa multipla: ad esempio 3+4=7, in maniera tale che le carte corrispondenti di altri semi restino "vedove". Si può però riapparigliare ripetendo esattamente la stessa presa (3+4=7).

Secondo il Chitarrella, sparigliare e apparigliare, "evitare di cadere nei trabocchetti degli avversari, capire le prese favorevoli", ecc. richiede uno studio profondo che conferirebbe allo scopone "dignità di scienza", da cui l'aggettivo "scientifico".